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Storia della sede

Palazzo Antonini - Mangilli - del Torso

1447

Prima documentazione di una casa sul sito, affittata a un tintore vicino alla porta di Grazzano

1577

Inizia la costruzione dell’attuale palazzo sotto la direzione di Andrea Antonini e Felicita Hofer.

1606

Alfonso Antonini fonda 
l’Accademia degli Sventati nel palazzo

1746

Acquistato da Giovanni Mangilli; il palazzo è arricchito con opere d’arte e restauri.

1837-1847

Modifiche interne: forgia, bottega, cappella, suddivisione delle stanze

1867

Visita di Giuseppe Garibaldi; 
Garibaldi si affaccia dal balcone, ricevendo il saluto della folla.​

1924

Il PAlazzo viene acquistato dal conte Alessandro del Torso

1935

Gran ballo organizzato in onore del Principe di Piemonte.

1968

Ceduto al Comune di Udine;
diventa sede del CISM

L’edificio sede del CISM è comunemente chiamato Palazzo Mangilli-del Torso, ma sarebbe più corretto chiamarlo Palazzo Antonini-Mangilli-del Torso.

Una casa nella posizione dell’attuale edificio è menzionata per la prima volta in un contratto di locazione del 22 febbraio 1447, tra il proprietario Erasmo degli Erasmi “decretorum doctor” e l’utilizzatore, maestro Giovanni il tintore. Secondo l’accordo, la casa si trovava “appena fuori dalla porta di Grazzano” (la porta all’inizio dell’attuale Via Cesare Battisti), di fronte agli spazi aperti che in seguito divennero Piazza dei Barnabiti (oggi Piazza Garibaldi).

La posizione era molto adatta per i tintori, grazie a un piccolo canale che vi scorreva (questo canale scorre ancora oggi, anche se ora è coperto). L’uso del canale, tuttavia, provocava frequenti litigi tra i tintori vicini. Il 17 dicembre 1452, infatti, dopo ripetuti scontri tra Erasmo e un certo Andrea, figlio di Francesco Zani di Spilimbergo, fu deciso che a Erasmo “dovesse essere concesso un luogo idoneo per costruire la propria lavanderia”.

Per qualche tempo non si hanno ulteriori notizie della casa di Erasmo: sappiamo solo che, verso la fine del Quattrocento, il figlio di Erasmo, Ambrogio, viveva in Borgo Grazzano “prope rugiam” (cioè vicino al canale). Sappiamo anche che, il 16 marzo 1518, la casa fu affittata a Giovanni Fontana (un architetto lombardo residente a Venezia, giunto a Udine per ricostruire il castello distrutto dal terremoto del 1511).

Verso la metà del Cinquecento, la famiglia Antonini acquisì la proprietà della casa. Una pietra all’interno indica che l’edificio attuale fu iniziato nel 1577, per decisione del nobile Andrea, sposato con la nobildonna Felicita Hofer di Duino.

Si sa inoltre che, nel XVII secolo, Alfonso Antonini, celebre guerriero e poeta, abitava la casa. (Anche suo fratello Giacomo Antonini, noto capitano di cavalleria, governatore di Udine e brillante oratore, vi risiedette).

Lo storico Capodagli afferma che Alfonso “si unì ad altri letterati nel 1606 e istituì la nobile Accademia degli Sventati” (che in seguito divenne l’attuale Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Udine). Egli fece della propria casa un luogo di incontro prestigioso e, con il consenso universale dei membri dell’Accademia, fu nominato primo “Principe” (oggi diremmo Presidente). L’Accademia ebbe sede lì fino al 1653, prima di trasferirsi in diverse sedi.​

L’edificio rimase per diversi secoli residenza della famiglia Antonini, che lo arricchì progressivamente con preziosi dipinti, una ricca collezione di statue e frammenti romani provenienti da Aquileia. Tra coloro che vi abitavano vi era Daniele, figlio di Giacomo, che sposò la ricca ereditiera Caterina Mantica (sorella di Carlo Mantica, che nel 1680 costruì il primo teatro di Udine, il “Teatro Mantica”, su un terreno di sua proprietà vicino al Duomo).​

Nel 1744 vi abitò anche la famiglia Albini, parenti lontani dei proprietari: una pronipote di Caterina, Maria Antonietta Mantica, aveva sposato nel 1732 un certo Maffio Albini. L’ultima discendente di questo ramo della famiglia Antonini fu un’altra Caterina, anch’essa ricca ereditiera. Nel 1733 divenne moglie del nobile Francesco Papafava dei Carraresi, cavaliere di Santo Stefano, ma volle che i suoi discendenti aggiungessero il suo cognome al proprio. Non mantenne tuttavia la proprietà, preferendo venderla alla famiglia Mangilli nel 1746. L’acquirente fu Giovanni Battista, originario di Bergamo, giunto a Udine come “giovane commerciante”. Divenuto poi negoziante, accumulò tale ricchezza da lasciare un patrimonio di duecento ducati. Stabilitosi nella prestigiosa dimora, vi trascorse il resto della vita, orgoglioso che il figlio Benedetto seguisse le sue orme e dimostrasse pari successo negli affari..

L’eccellente posizione sociale della famiglia Mangilli è testimoniata anche dalle numerose opere d’arte, tra cui dipinti di Francesco Floreani e Sebastiano Bombelli, che ancora abbelliscono l’edificio o sono citati dalle fonti.

Se è vero che il palazzo subì modifiche nel XVIII secolo, possiamo attribuirne l’iniziativa alla famiglia Mangilli. Probabilmente i restauri e le modifiche furono realizzati in più fasi: ad esempio, la precisa suddivisione delle stanze fu progettata da Andrea Scala nel 1847, quando le costruzioni interne prospicienti l’orto furono destinate ad altri usi. Già nel 1837, infatti, la famiglia Mangilli aveva una forgia e un negozio al piano terra, e una cappella con volta dipinta al primo piano.​

Il palazzo ebbe il suo momento di gloria nazionale il 1° marzo 1867, quando Giuseppe Garibaldi visitò Udine. Il giornalista Antonio Picco descrisse l’evento così:

“La città era decorata a festa, le case ornate di bandiere, le strade piene di cittadini e visitatori; gli uomini di Garibaldi andavano avanti e indietro, indossando le camicie rosse; un corpo di essi stava a guardia d’onore fuori dal palazzo Mangilli, dove il generale Garibaldi, che quel giorno visitava la città, doveva soggiornare”.

Una commissione composta da ufficiali di Garibaldi e altri cittadini illustri, guidata da Giovanni Battista Cella, si recò nell’atrio della stazione ferroviaria di Udine per ricevere il generale. Ai lati dell’atrio erano presenti uomini di Garibaldi e veterani del 1848/49; vi era inoltre una Compagnia della Guardia Nazionale, la Banda Cittadina di Udine e altre bande della provincia. Infine, la fanfara annunciò l’arrivo di Garibaldi e si levarono acclamazioni dagli spettatori. Il generale uscì dalla stazione accompagnato da Benedetto Cairoli, dal colonnello Cucchi e dal frate Pantaleo. Salì sulla carrozza con Giovanni Battista Cella al suo fianco. Entrò in Udine attraverso la Porta Aquileia (ancora esistente all’inizio di Via Aquileia), accolto da numerosi cittadini che acclamavano il suo nome e l’Italia rinata.

Quando Garibaldi raggiunse il palazzo del marchese Mangilli, i cittadini presenti in piazza lo invitarono al balcone, applaudendo incessantemente. Egli si affacciò per salutare il popolo e pronunciò un breve discorso, ricordando gli eventi che portarono alla libertà e all’unificazione d’Italia, ma parlando anche di ciò che restava da fare per rendere Roma capitale. L’evento è ricordato da una lapide posta sulla facciata dell’edificio CISM nel 1882, alla morte di Garibaldi:

“AL FIERO NUNZIO / GARIBALDI È SPENTO / IL POPOLO UDINESE / NELLA CONCORDIA SACRA DEL PIANTO / SCRIVE INDELEBILE / IL 1° MARZO 1877 / IN CUI / DA QUESTO EDIFICIO / PARLÒ DI PATRIA E DI GLORIA / L'ALTISSIMO EROE / 8 GIUGNO 1982.

All’inizio del XX secolo, il palazzo fu parzialmente destinato ad altri usi prima di essere acquistato, nel 1924, dal conte Alessandro del Torso, che vi si trasferì con la famiglia. L’ultimo grande evento mondano nelle sale del Palazzo del Torso, “in un’atmosfera di discrezione e grande altezza tra gli ospiti”, fu il sontuoso ballo organizzato in onore del Principe di Piemonte, che visitò Udine nel 1935.

Il conte Alessandro del Torso cedette il palazzo al Comune di Udine “con l’esplicito desiderio che fosse destinato ad attività culturali”. Così, in accordo con la vedova del conte, il Comune ne affidò l’uso al CISM, alla fondazione del Centro alla fine del 1968. L’elegante parco vicino al palazzo fu preservato da un decreto ministeriale e venduto in primavera del 1970 al Comune di Udine dalla vedova del conte. Oggi è un parco pubblico, una piacevole oasi verde di circa 3.000 metri quadrati nel cuore della città.